Il museo, che si estende
su una superficie di circa 300 mq., dispone di oltre 2.000 pezzi originali tra
cui diverse, autentiche rarità.
Il percorso espositivo si snoda su due piani dove sono ricreati i vari ambienti
rurali dei secoli scorsi e, seguendo poi il senso logico, esposti i vari
strumenti e attrezzi che sono serviti ai nostri nonni per alleviare il faticoso
lavoro dei campi.
In due distinti locali sono stati ricostruiti, con mobili e oggetti d'epoca, la
cucina e la camera da letto, le stanze che per secoli hanno costituito gli unici
locali dell'abitazione contadina.
Il percorso prosegue poi con l'esposizione di tutti gli attrezzi che servivano
per lavorare la terra, mentre nel locale attiguo si possono vedere le macchine e
gli utensili per la raccolta e le selezione dei prodotti della terra.
Al piano superiore, con colpo d'occhio quasi irreale, si passano in rassegna gli
oggetti per la caccia, gli antichi mezzi di trasporto agricolo, i pesi e le
misure, i lumi e lanterne, gli attrezzi per lavorare il legno, per cardare e
filare la lana, per produrre il burro e il formaggio, il vino e il miele.
Completano l'esposizione le botteghe artigiane del falegname, del calzolaio e
del fabbro.
I vari attrezzi sono spesso esposti in più esemplari per tipo al fine di
illustrarne l'evoluzione tecnologica nel tempo.
IL
MUSEO E' APERTO TUTTO L'ANNO
L'INGRESSO E' GRATUITO
Per prenotare le visite telefonare al Comune di Fabbrica Curone 0131.782131.
Insieme ad alcune foto del museo viene riportata la prefazione del libro "LA CIVILTA' CONTADINA E IL SUO MUSEO" scritto da Mauro Bracco, realizzatore del museo stesso.
"Fino ad alcuni decenni fa, in campagna si intrecciavano un'infinità di mestieri: contadini, boscaioli, fabbri, mugnai, maniscalchi, muratori, fabbricanti di sedie e falegnami davano vita, tutti insieme, a una completa e complessa attività lavorativa che rendeva del tutto autonomo e indipendente ogni singolo villaggio.
Lo sviluppo industriale degli anni Cinquanta e sessanta che ha portato al boom economico, spostando milioni di persone dalle campagne verso le città, ha praticamente spazzato via tutti questi mestieri e ciò che ancora rimaneva della cultura contadina di un tempo.
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Le veglie nelle stalle, i canti serali sull'aia, il dialetto, gli usi paesani, la solennità di certe funzioni religiose, le processioni, la cucina tradizionale, la fragranza del pane cotto nel forno di casa, tutto è stato come cancellato nei giro di pochi decenni e ora rischiano di scomparire anche tutti quegli oggetti e strumenti che per quasi un millennio sono serviti ai nostri antenati per procurarsi e produrre il necessario di cui vivere o, meglio, di cui sopravvivere. |
In un'epoca dominata dal mito della macchina e dell'automazione, è difficile rendersi conto della fatica e degli sforzi che il lavoro richiedeva quando veniva svolto con la sola forza delle braccia o con l'aiuto dei miseri attrezzi di cui l'uomo disponeva, attrezzi quasi tutti i legno, costruiti a mano in una varietà impressionante che sono stati inventati per necessità, con pazienza, perizia e soprattutto con fantasia straordinaria, in modo da alleviare i suoi stenti, le sue fatiche e la sua endemica povertà. |
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Questi strumenti sono la testimonianza delle grandi fatiche e delle difficili condizioni di vita ai margini della miseria dei nostri padri o dei nostri nonni; una lotta continua di uomini e donne per garantirsi il pane quotidiano e la stessa sopravvivenza; una battaglia a volte impari contro un terreno arido e impervio, come il nostro, che, da sempre, ha costretto l'uomo a faticare moltissimo per produrre poi troppo poco. |
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Per migliaia di anni il mondo è stato contadino e dietro ogni ingranaggio, ogni attrezzo, c'è stato un uomo che lo ha studiato, modellato, costruito e usato. "Provando e riprovando" è stato il motto di una grande Accademia Scientifica, ma il povero contadino analfabeta che per secoli ha dovuto costruirsi da solo tutto ciò di cui necessitava, provava e riprovava fino a quando non trovava l'attrezzo che poteva aiutarlo a mitigare la grande fatica di tutti i giorni e a sopravvivere meglio . |
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Ora, con il
sopravvento della macchina, nessuno ha più bisogno della mucca, del bue o
del cavallo per trainare e mentre la vecchia madia, gli alari, i gioghi, i
vecchi tavoli, le piattiere e le pentole in rame sono diventati oggetti
d'antiquariato, nessuno richiede più aratri, erpici o sarchiatrici a
trazione animale. |
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La Storia è storia di tutti gli uomini e ogni frammento del passato popolare che si perde è un pezzo della nostra storia che se ne va. Oggi il movimento di ritorno al passato è in continua crescita; si cerca di ritrovare le radici della perduta civiltà contadina, si vogliono riscoprire il sapore della vita dei campi, i mestieri scomparsi e gli attrezzi non più in uso. |
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E' proprio per conservare la memoria di un mondo e di una cultura in rapida via di estinzione che si è voluto creare questo museo; raccogliendo con molta passione e paziente accuratezza, arnesi e strumenti che sono serviti in casa, nelle officine o sui campi, si è inteso lasciare alle future generazioni la testimonianza del limite di questi attrezzi, nonchè la lenta evoluzione che ha caratterizzato la tecnologia rurale in tanti secoli in cui il lavoro agricolo è rimasto ancorato ai ritmi naturali del tempo, alla ripetitività e alla consuetudine."
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